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      Et in che modo potevono i Fiorentini ricordare poi al Pontefice che ponessi freno alle immoderate cupidità del dominare per la Chiesa e per li suoi e pigliassi essemplo dalli pontefici passati, i quali tutto quello che avevono acquistato per li loro attinenti con grande infamia pericolo e spesa, in pochi giorni, alla morte loro, era ritornato alli primi signori, quando loro erano suti i primi a incitarlo acconsentire cose non convenienti? E quando loro lo dovevono confortare che arricchisse li suoi di possessioni e danari, e così aiutasse li altri cittadini a conseguire benefizi et offizi, e che li mercanti potessino guadagnare in vendere le loro mercantie a Roma et altrove, e che si rispiarmassino l'entrate publiche per estinguere li interessi che pativa il comune, loro, mossi da una certa vanità, entrorono di sua volontà, benché fusse volontà sforzata, in assaltare i Lucchesi da più bande con genti comandate. E feciono prede nel paese loro con assai danni di essi e con poco profitto loro e di quelli che rubavono.
      I Lucchesi, trovandosi arse le ville e predato il paese, ricorsono a Roma a dolersi al Papa et a' cardinali. Et in su queste querele, furono consigliati dalli amici loro di rimettere le differenzie aveano co' Fiorentini nel Papa. Il quale fece loro levare subito la guerra da dosso et iudicò che dovessino restituire Pietrasanta a' Fiorentini con certi capitoli, come per il [16r] lodo appare.
      E veramente il Papa malvolentieri permesse che i Fiorentini nocessino a' Lucchesi, ma si lasciò persuadere a quelli che, intendendo poco, dicevono che, lasciando offendere i Lucchesi, acquisterebbe in Firenze grandissima grazia.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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