Il re Enrico d'Inghilterra, quando intese che Francesco avea preso la ducea di Milano [23v] e rotto i Svizzeri, pensò di fare dopo la vittoria quello dovea fare avanti pigliasse la impresa, dubitando che non diventasse tanto grande che li fusse formidabile. E con suoi ambasciadori sollevò di nuovo i Svizzeri i quali, benché dopo la rotta avessino ferma certa convenzione con Francia, non erano stati tutti uniti, ma vi erano di loro cinque Cantoni che vollono restare nella nimicizia, i quali furono contenti pigliare danari da Enrico.
Lo Imperatore, ancora che si dilettava oltre a modo di ordire guerre, s'offerse a Enrico di essere presto a passare in Italia per ricuperare lo stato di Milano, pure che lui gli dessi danari. E lui et Enrico per loro ambasciatori tentorono il Papa, il quale credevono che malvolentieri avessi lasciato Parma e Piacenzia, e li offerseno, quando ripigliassi quello stato, rendergliene. Ma lui non si volle scoprire, dubitando della varietà dello Imperatore, della poca fede e troppa avidità de' Svizzeri, ma non si oppose al principio con le parole gagliarde, né ancora poi co' fatti come Francesco arebbe voluto e come li pareva fusse obligato, secondo i capitoli erano tra loro.
Lo Imperatore adunque, avendo avuti danari da Inghilterra, venne in Italia nel principio della primavera dell'anno 1516 e menò circa quindicimila Lanzichinech et altanti Svizzeri pagati pure dal re d'Inghilterra.
Francesco, quando partì da Milano, vi lasciò governatore il duca di Borbone e, sendoli dipoi riferito che detto Duca non avea sincero animo verso di lui, vi mandò locotenente Odetto di Foes, chiamato monsignor di Lautrec, uomo essercitato assai in guerra et ardito cavaliere.
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