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      Se Odetto fece questo [26r] o permesse con volontà del Re o no, io non ardirei scrivere, perché Francesco affermava non ne avere inteso cosa alcuna et io non posso, né debbo, né voglio non prestare fede alle parole di un tanto Re.
      Vennono dunque Federigo e Francesco Maria con detto essercito in Ferrarese, e quivi, con qualche favore del Duca, passorono il Po et erono già in Romagna quando a Roma se ne ebbe notizia vera.
     
      Il Papa pensava a ogni altra cosa che guerra et era tanto possibile che lui tenesse mai mille ducati insieme, quanto è possibile che una pietra vada in alto da per sé. Lorenzo era a Roma, malato di doglie che lo tormentavano grandemente. I condottieri del Papa erono poco satisfatti da lui, perché non dava loro danari come arebbono voluto e loro erano disordinati, perché tutti volevano imitarlo nello spendere.
      Comincia ad accattare danari, che è cosa che toglie la riputazione al principe nel principio della guerra, solda con essi fanti, danne alli condottieri di genti d'arme. Lorenzo corre così malato in Romagna in poste, dove vanno subito Renzo da Ceri, Guido Rangoni e Vitello Vitelli. Ma non fu possibile vi conducessino sì presto tante genti da potere ritenere che Francesco Maria non entrasse nello stato d'Urbino. Disputossi tra detti condottieri del Papa come era da governare questa guerra.
      Lorenzo diceva che in questo principio il Papa avea pochi danari e che il migliore partito potesse pigliare era di soldare quattromila fanti e dividerli per le bone terre dello stato di Urbino, e guardarle bene con levarne ancora li uomini sospetti; e che la stagione non pativa, sendo nel mese di febraio, che li avversari potessino campeggiare terre; e che, come avessino corso un poco pel paese e predato quel poco troverranno, non entrando in bone terre donde possino trarre danari, né avendone Francesco Maria da sé da poterne dare alli suoi fanti, che presto si risolveranno.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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