I condottieri, e massime Renzo, a' quali nel durare la guerra pareva guadagnare danari e riputazione e ridurre il Papa debole et in necessità, dicevono si facesse essercito grosso, col quale si potesse andare a trovare i nimici e rovinarli perché, quando bene al presente non riuscissi loro altro che ridursi nel Regno salvi, ogni dì moverebbono di questi insulti e porrebbono taglie al Papa, e che nello stato d'Urbino non erano bone terre, e che bastava guardare Urbino.
E mentre consultono e non deliberono e che non si risolveno né Renzo né Vitello chi di loro due vadia in Urbino, secondo che [26v] Lorenzo, locotenente in quello essercito del Papa, aveva comandato loro, Francesco Maria passò con l'essercito suo et in pochi dì, col favore de' popoli, ridusse tutto quello stato in sua potestà, eccetto Pesero e San Leo. Et a Pesero pensorono le genti del Papa fare testa. E Leone mandò subito a Milano a dolersi con Lautrec di questo insulto e domandarli aiuto.
Odetto, benché monstrassi dolergnene, dicea che il Papa si avea causato questo male da sé medesimo per avere lasciato passare per il paese suo li Spagnuoli alla sfilata, perché andassino a soccorrere Verona, contro alli capitoli avea col suo padrone, e che lui non manderebbe gente in suo favore, sanza commissione del Re, e che li restavano a presso certe reliquie di fanti franzesi e guasconi i quali, quando egli dessi loro danari, andrebbono in sua difesa.
Quello che era mandato dal Papa, parendoli che lui avesse necessità di soccorso presto, intesa questa offerta, subito li accettò e dette qualche somma di danari a' capi, promettendo che non indulgerebbe molto a dare il resto.
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