Mandò ancora Leone a dolersi di questa iniuria a Francesco in Francia et a Carlo in Fiandra. Francesco rispose che era presto a osservare i capitoli e che, secondo quelli, era tenuto aiutarlo con quattromila cavalli e seimila ducati il mese, e tanto provederebbe, e che scriverrebbe a Francesco Maria et a Federigo che desistessino dalla impresa. E providde a' danari e scrisse a Lautrec che mandasse quattrocento lance in favore del Papa.
Lo Imperatore rispose che ordinerebbe alli suoi che si ritraessino da molestare il Papa, ma furono tutte parole. Li avversari seguivono e Lione non arebbe voluto che li quattromila fanti, soldati a Milano dall'omo suo, venissino in suo favore, sì perché con difficoltà potea fare tale spesa, sì perché dubitava non lo ingannassino. Ma Lautrech dicea che sendo restati in Italia a instanzia del Papa, se non li venivono in favore, gli verrebbono contro, e che egli non li potrebbe ritenere. Mandò ancora detto Lautrec dugento lance, delle quattrocento li commisse il Re, in favore del Papa, le quali avevono capi italiani affezionati a Francesco Maria.
Leone, trovandosi in una guerra tanto pericolosa et iudicando che Francesco e Carlo li avessino tesa questa rete a dosso per batterlo, pensava a tutti i rimedi possibili per liberarsene, ma si trovava in troppa scarsità di danari, e massime perché la opinione di Renzo prevalse a presso al Papa di fare essercito grosso. E conclusse gran numero di fanti guasconi, svizzeri, spagnuoli, tedeschi et italiani e non potea ragunare tanti danari da potere dare loro una paga a un tratto.
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