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      E volendo detti spagnuoli pigliare uno castello del Papa in sul Tronto, chiamato Ripatrasonna, furono ributtati con occisione di molti di loro in modo che, vedendo li primi impeti non succedere, se ne tornorono nel Regno alle stanze.
      Il Papa, per questo impaurito, deliberò di stare armato e proveduto e mandò messer Antonio Pucci, vescovo di Pistoia, a' Svizzeri, el quale ne condusse in Italia seimila uomini prontissimi alla guerra. Lione arebbe voluto che Francesco concorressi a questa spesa per pietà e ne lo fece più volte ricercare. Ma egli, dubitando che il Papa non volessi assaltare con essi Ferrara, differiva il rispondere. Né gli pareva possibile che, benché indugiassi a rispondere, et ancora quando avessi negato concorrere a detta spesa, che il Papa ne dovessi pigliare tanta indegnazione, che s'avessi a accordare con Cesare a nuocerli perché Lione non era tenuto di sì poco ingegno, che non conoscessi che Carlo era troppo potente, e che tutti li imperatori che sono stati potenti, quando hanno avuto adito in Italia, sono suti inimici de' pontefici [32v] et hanno cerco non solo d'abassarli, ma di ruinarli, perché, chiamandosi re de' Romani, non pare loro conveniente avere il titolo e che e' pontefici abbino il dominio. Ma sempre le cose non si possono misurare con la ragione.
     
      Il Papa, parendoli che Francesco non tenessi conto di lui e mosso dalle persuasioni di don Ioanni Emanuel, oratore per Cesare a Roma, e da Ieronimo Adorno, genovese, e da Ioan Matteo Ghiberti, pure genovese, che faceva in Roma le faccende del cardinale de' Medici, concluse con Cesare contro al re di Francia.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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