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      Ma questo suo pensiero riuscì al contrario.
      E poi che fu papa, a quanti più errori fece, a tanti più rimediò la fortuna. Spese nella coronazione senza misura e consumò in essa tutti e' danari contanti et argenti che aveva congregato Iulio, nondimeno trovò modo di fare nuovi ufici, e si trovò chi li comperò cari, e fece con essi sempre e' danari che disegnò. Dette per donna a Giuliano una che si tirava drieto una [35v] spesa incredibile, e la fortuna, acciò ne mancassi, gli levò il fratello. Se la guerra contro al re di Francia nel quindici durava, tutta la spesa si posava sopra a lui e non la potendo reggere aveva la inimicizia, per l'ordinario, di Francia et arebbe avuto quella de' collegati. Francesco vinse presto e si posò ogni cosa. Se Massimiliano, quando venne sopra a Milano, vinceva, trattava Leone come ha trattato in questi tempi Carlo Clemente, e Massimiliano si partì con vergogna.
      Ebbe la guerra d'Urbino, la quale scoperse l'animo e dei cardinali e de' condottieri in modo che ebbe occasione di punire cardinali e fare Collegio nuovo: perché nel suo pontificato creò in più volte quarantadua cardinali e trasse danari da parte di quelli che creò e da quelli che condannò.
      Gastigò ancora qualche condottiere, come Giovampagolo Baglioni, il quale fece decapitare in Castello. E perché egli da un canto non arebbe voluto pensieri che l'affliggessino, dall'altro era glorioso e desiderava fare grandi e' suoi, la fortuna, per privarlo di questo pensiero, gli levò, oltre al fratello, il nipote.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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