Basta, che quando Francesco credette [38v] avere e' Veniziani in favore, li ebbe contro. Né per questo mutò proposito, ma congregato grande essercito a piè et a cavallo, del mese di settembre nel ventitrè, lo mandò in Italia, sotto il governo dell'Ammiraglio, con ferma intenzione di venire ancora lui subito.
Ma, partendo da Parigi per venire a Lione, per il cammino gli fu fatto intendere che Carlo, duca di Borbone, gran conestabile di Francia, non aspettava altro se non che lui partissi del regno per sollevarlo e fare novità in esso, e che era convenuto con Cesare e col re d'Inghilterra. A Francesco, che per l'ordinario non aveva molta buona oppenione di Borbone, fu facile a credere quello di che gli fu dato notizia. E passando da Mulins, terra di detto Borbone, dove lui era e si fingeva malato, l'andò a visitare a letto e li disse che s'inviava a Lione per passare i monti e che li piacessi subito seguitarlo, perché si voleva valere e dell'opera e del consiglio suo. Borbone gli rispose che li medici gli dicevono che intra quattro giorni starebbe in modo che potrebbe, se non cavalcare, farsi portare in lettica; e come si sentissi da fare questo, non metterebbe dilazione a pigliare il cammino verso Italia per trovarsi col suo Re alla vittoria.
Partito Francesco da Mulins, ebbe, e pel cammino et in Lione, più riscontri che Borbone lo ingannava e che era accordato con Cesare, e che un certo monsignor di Beurein, borgognone, era suto veduto a Mulins perché era quivi per condurre la convenzione.
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