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      [39v] Nutrivali la speranza che a' Cesarei avessino a mancare e' danari; e certo l'Ammiraglio monstrò, nel tenere e' Franzesi intorno a Milano, che loro, quando era necessario, sapevano così stare fermi, come vincere ne' primi impeti.
      Pure era già venuto il verno e li Cesarei avevono fatto essercito da potere, se non combattere, impedire le vettovaglie. Onde e' Franzesi furono constretti ritirarsi a Biagrassa, luogo assai vicino al Tesino, e dove avevono e' viveri con facilità. E' Cesarei, come i nimici si levorono da Milano, crebbono non solo d'animo, ma di tante forze, che iudicavono essere atti di potere combattere con li avversari.
      Ancora che Adriano fussi uomo da non essere pontefice in tempo tanto travagliato, non voglio però omettere le azioni sue.
      Quando il duca di Sessa intese che il re di Francia si preparava per venire in Italia, fece grande instanzia a Adriano che si dovessi collegare con Cesare e con li altri Italiani a difesa d'Italia. Egli recussò qualche giorno volerlo fare perché diceva non essere oficio di pontefice pigliare parte. Ma quello lo faceva stare più renitente era il non avere danari né modo a provederne perché, ancora che fussi parcissimo nello spendere e togliessi donde poteva, non bastava, perché Leone aveva tanto speso, che non aveva lasciato modo da spendere a' successori. E li mancavono ancora e' ministri, perché e' suoi Fiamminghi non intendevano e lui non confidava negl'Italiani, se non forzato, e' quali, conoscendo questo, il più delle volte lo ingannavano.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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