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      Stettono in questa altercazione cinquanta dì e finalmente la parte unita e minore superò la disunita e maggiore. E fu eletto pontefice Iulio, cardinale de' Medici, el quale si fece chiamare Clemente settimo.
      E come io dissi nel principio del mio scrivere che la fortuna, avendo dato la vittoria a' Franzesi a Ravenna, di pietosa madre cominciò a diventare loro crudele matrigna, così fece a Clemente, e parve si volessi pentire di tutti li onori e degnità li aveva contribuito, perché chi essaminerà le azioni di Iulio de' Medici, quando era prima cavaliere e poi cardinale, le troverà prudenti. È vero che entrò in uno pontificato consumato tutto dalle guerre e spese di Leone le quali Adriano, ancora che parco, non potette riordinare perché, come ho detto di sopra, sendo nuovo et in Corte et in Roma, era da ciascuno ingannato.
      Oltre a questo, Clemente nella sua elezione restò ubrigato a quelli quindici cardinali che nel Conclavi gli tennono sempre il fermo. Trovò l'Italia piena d'esserciti e la Cristianità indebolita per la perdita di Rodi e per la preparazione che faceva il re de' Turchi contro all'Ungheria. Trovò ancora la Chiesa romana in pochissima riputazione rispetto alla setta luterana, che aveva occupata gran parte d'Alamagna e del continuo andava crescendo.
      Ma L'ambizione delli uomini è così fatta, che non si può astenere dal cercare e' primi gradi. Iulio conosceva dove entrava, non parlava non discorreva d'altro, nondimeno durò una gran fatica per diventare, di grande e riputato cardinale, piccolo e poco stimato papa.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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