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      Delli suoi aveva solo dua, uno chiamato Ipolito, figliuolo di Giuliano, d'anni quattordici, et uno Alessandro, figliuolo di Lorenzo, di tredici; e nessuno d'essi, rispetto alla età, si poteva preporre al governo della città. Però il Papa chiamò uno giorno messer Francesco Minerbetti, arcivescovo turretano, Lorenzo Morelli, Alessandro Pucci, Antonio de' Pazzi, Ruberto Acciaiuoli, Francesco Vittori, Galeotto de' Medici, Palla Rucellai, Lorenzo Strozzi e Giovanni Tornabuoni, tutti imbasciadori, et aggiunse con loro Iacopo Salviati e Piero Ridolfi, e' quali allora si trovavono in Roma; e pregò che ciascuno dicessi l'oppenione sua liberamente circa il modo che si doveva tenere a governare la città, e che a lui non s'avessi rispetto alcuno perché, sendo pontefice, non li mancherebbe facultà di benificare questi suoi nipoti senza mandarli in Firenze.
      Quasi tutti li uomini sono adulatori e dicono [41r] volentieri quello che credono piaccia alli uomini grandi, benché sentino altrimenti nel cuore: e di tredici che lui domandò, ve ne furono dieci che lo confortorono a mandare Ipolito in Firenze, sotto la custodia del cardinale di Cortona, il quale governassi come aveva fatto Giuliano e Lorenzo e lui.
      Ruberto Acciauoli, Francesco Vittori e Lorenzo Strozzi furono d'altra oppenione e monstrorono non essere né onorevole né utile per la città che a governo d'essa fussi uno cardinale, et uno cardinale delle terre suddite a' Fiorentini; e che i cittadini erono stati pazienti al governo suo e l'avevono avuto in reverenzia come Iulio de' Medici e non come cardinale; e che non interverrebbe così a Cortona, il quale attenderebbe a vivere giorno per giorno e non arebbe affezione alla città; e che se voleva mandare Ipolito a Firenze, lo mandassi, el quale attendessi a studiare et altri suoi piaceri, insino che fussi d'età che si potessi conoscere se era atto al governo o no; e che in questo mezzo lasciassi governare la città a' cittadini col fare uno gonfaloniere per uno anno, nel quale egli confidassi, e così si seguitassi insino non si pigliassi altra forma.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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