Mandò adunque Francesco il duca d'Albania con dumila cavalli e tremila fanti. Né e' Cesarei, per intendere che si movevano, si partirono per ritornare nel Regno, ma attesono a prepararsi per andare a combattere l'essercito del Re, che era intorno a Pavia e stava in quel luogo con gran dificultà, per essere basso e pieno d'acqua e per essere il verno più piovoso che il solito.
1525
Albania passò con le genti sopradette per la Carfagnana in Toscana e dai Lucchesi ebbe qualche suvvenzione di danari e d'artiglierie. Poi, passato pel paese de' Fiorentini, entrò nel Sanese e si posò intorno a Siena, volendo ridurre quella città a un governo da poterne disporre. E lo rassettò alquanto, ma non fece quello credette. Andò dipoi verso Roma et entrò nelle terre delli Orsini, amici del Re. E quivi aspettava danari, per dare a' fanti aveva e fare di nuovo delli altri, per entrare più gagliardo nel Regno.
E' Cesarei, conoscendo il pericolo che soprastava loro nel Regno, iudicorono che quello che s'aveva a fare in Lombardia bisognassi farlo presto, e si mossono da Cremona per andare a trovare e' Franzesi.
Non restava Clemente di confortare il Viceré e Francesco a accordarsi e mandò, per questo effetto, Ioan Matteo Ghiberti, suo datario, al Re, et al Viceré Paulo Vittori, fiorentino, el quale aveva avuto, a tempo di Leone, la cura delle galee e l'aveva a tempo suo. Ma non potette fare effetto alcuno perché Borbone, el quale si persuadeva dovere essere duca di Milano, impediva ogni trattato.
Andorono gl'Imperiali inanzi e presono per forza Santo Agnolo, castello vicino al campo franzese a miglia venti, dove era preposto alla guardia Pirro Gonzaga, fratello di Federigo.
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