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      Questa presa dette arra della vittoria de' Cesarei, che crebbono assai d'animo e s'accostorono al campo franzese a dua miglia e quivi feciono loro alloggiamenti. Et in una scaramuccia, un giorno, fu ferito da' Cesarei Giovanni de' Medici d'uno archibuso in una gamba, il quale aveva nello essercito franzese condotta di dumila fanti e cento lance. Questa ferita fu d'importanza grande perché egli fu forzato a farsi condurre per barca a Piacenzia, e non era il più ardito capitano tra li soldati di Francesco che lui e sotto il quale i fanti combattessino più volentieri. [43v]
     
      Stettono li campi così qualche giorno presso l'uno all'altro, et ogni giorno si faceva qualche leggiere scaramuccia; et i Franzesi avevono grande disavantaggio, perché erano a campo a una terra che aveva in corpo più che semila buoni uomini per combattere et avevono, a rincontro, uno essercito di numero e valore equale a il loro, e bene capitanato. E benché il Re, cognoscendo queste cose, più volte proponessi in consulta che era da ritirarsi a Binasco, li più del suo consiglio dissuadevono tale partito, iudicando essere grande ignominia levarsi da una terra sanza vittoria dove la persona del Re fussi stata più che tre mesi.
      E mentre che i Franzesi erano in queste dispute del ritirarsi o no, Ferrando, capo de' fanti ispagnuoli, cognoscendo non li potere più intrattenere con le parole e non avere ordine di danari presti, deliberò tentare la fortuna. E la mattina di Santo Mattia, alli ventiquattro di febbraio, assaltò il campo franzese dua ore avanti giorno.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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