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      Condizioni insopportabili e le quali dimonstravono aperto l'animo di Cesare essere che quello stato restassi a lui, per disporne come li venissi a proposito e darlo o a Ferrando, suo fratello, o a Borbone. El quale era ito ancora lui da Cesare e, per potervisi condurre, era stato servito da Clemente di buona somma di danari e di due sue galee. E fu accolto da Carlo con grande onore e con manifeste dimostrazioni d'amarlo.
     
      Era rimasto in Italia Ferrando Davalo, el quale il Papa, i Veniziani, duca di Milano, tutti male satisfatti di Cesare e timidi della sua grandezza, cominciorono a tentare da lungi con metterli inanzi alli occhi le fatiche sostenute, e' pericoli corsi, la vittoria acquistata per sua virtù, e nondimeno la poca remunerazione ne riceveva, e che il Viceré, come trionfante, aveva condotto il re di Francia in Ispagna et era stato et onorato e commendato da Carlo, e pure nella giornata non si era più adoperato che un semplice uomo d'arme. E li feciono offerire che, quando volessi attendere, non li mancherebbono favori a farlo signore del Regno di Napoli, monstrandoli la facilità.
      Pescara porse nel principio orecchi a questi ragionamenti, ma, rivolgendoseli dipoi nella mente, li parvono dificili a riuscire. Et essendo per nazione spagnuolo, ancora [45v] che fussi nato in Italia, deliberò, con la destruzione di quella, diventare grande. E fece intendere a Cesare tutto quello di che era stato tentato monstrandoli che tutti l'Italiani, generalmente, l'odiavono, e che il modo di castigarli era non diminuire l'essercito che egli aveva in Italia, ma accrescerlo e con esso tôrre lo stato al duca di Milano, ruinare il Papa, Fiorentini e Lucchesi.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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