Francesco, poi che fu condotto in Ispagna, credette potere parlare a Carlo e farlo inclinare alle condizioni convenienti, ma non li riuscì, perché fu condotto a Madrid, presso alla corte a venti miglia, e quivi molto bene guardato. E benché più volte dimandassi di potere fare riverenzia a Cesare, mai li fu concesso. Di che prese tanto dispiacere, che ammalò e si ridusse in termine, che fu disperato dalli medici. Et allora Cesare, sappiendo che stava in modo da non potere parlare di convenzione, l'andò a vicitare e lo trovò che aveva più presto bisogno di raccomandare l'anima a Iddio, che il corpo a lui; e lo confortò con buone parole, dandoli ottima speranza.
Della quale visitazione il Re prese tanto conforto, che incominciò a stare meglio e del continuo seguitò, insino che guarì, ma con lunghezza. Et instava con spesse imbasciate e lettere appresso a Cesare che si venissi alla conclusione della sua liberazione. E perché seguissi più presto, fece venire in corte di Cesare Margherita, sua sorella vedova, credendo che ella avessi a facilitare le convenzioni, le quali si cominciorono a disputare. Et intra le prime cose, Carlo dimandava la Borgogna; Francesco diceva ch'ella non [46v] se li aspettava di ragione, e che per suo riscatto era conveniente pagassi danari e quella somma che era solito pagare altra volta el re di Francia, quando era suto prigione. E monstrava ch'el re Giovanni s'accordò di pagare, per suo riscatto, al re d'Inghilterra un milione di scudi, e che egli voleva pagare il medesimo, e che, quando la ducea di Borgogna se li aspettassi di ragione, era contento fargnene restituire, ma, quando non se li aspettassi, fussi contento non li fare questo carico appresso a' popoli suoi, e' quali, sendo lui prigione, non si disporrebbono a volere che per suo riscatto alienassi i principali stati del Regno.
| |
Ispagna Carlo Madrid Cesare Cesare Iddio Cesare Cesare Margherita Carlo Borgogna Francesco Francia Giovanni Inghilterra Borgogna Regno
|