E dopo molte parole che andorono a torno, rimasono che Francesco facessi venire di Francia dua eccellenti iureconsulti, e' quali disputassino col cancelliere di Cesare se la Borgogna s'aspettava a Carlo, come erede del duca Carlo, suo bisavo materno. E' quali vennono e monstrorono chiaramente al cancelliere, et a ciascuno che lo volle intendere, che le ducee di Francia, che sono sotto la legge Saliqua, che così si chiama, non si transferiscono nelle femmine perché, quando è occorso che un re di Francia abbi più figli, il primo, per l'ordinario, ha il Delfinato, l'altro il ducato di Borgogna, l'altro d'Orliens, di Berri, di Borbone, d'Angolem e d'altri ducati, secondo la quantità de' figli avessi; e, subito mancato la linea masculina, tali stati sono ritornati alla corona di Francia, perché, se fussino iti nelle femmine, come elle si fussino maritate fuori del regno, arebbono tirati quelli stati con loro et il regno presto sarebbe venuto a indebolire e distruggersi.
Né il cancelliere poteva rispondere a queste ragioni verissime, e pure Cesare insisté sempre in volere detta Borgogna. Francesco per cosa del mondo la voleva consentire perché conosceva che, cedendola, dava troppo grande adito a Cesare di distruggere tutto il regno di Francia, e che si faceva troppa vergogna in modo che la pratica si ruppe e Margherita si partì dalla corte dell'Imperatore, senza conclusione.
Pure il Viceré, il quale desiderava molto la liberazione del Re, non tanto per affezione che li portassi quanto per l'odio che aveva a Borbone, propose di nuovo che Francesco si contentassi restituire la Borgogna e pigliare per donna la sorella di Cesare, vedova, che era suta [47r] moglie del re di Portogallo, la quale Cesare aveva promesso a Borbone, et ella non si contentava molto di questo parentado.
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