È vero che lui, standosi, vedeva la ruina manifesta e, movendosi, pensò potersene liberare.
Feciono lega, come è detto di sopra, nel principio dell'anno ventisei, Papa, re di Francia e Veniziani, con intenzione di tirare presto in quella il re d'Inghilterra che così promisse, allegando volere prima tentare, come neutrale, se poteva persuadere a Cesare che restituissi e' figli a Francesco e che unissi tutta la Cristianità contro al Turco.
Carlo non aveva, in quel tempo, in Italia capi reputati nella guerra perché Pescara, come ebbe mancato della fede a' Milanesi, infermò et in pochi giorni morì. Uomo che non si può dire che nell'arme non avessi fatto qualche fazione eccellente, ma era superbo oltre a modo, invidioso, ingrato, avaro, venenoso, crudele, senza religione e senza umanità, nato proprio per destruggere Italia. E si può dire certo che del male che [ha] patito e patisce ne sia stato in gran parte causa lui.
Il Papa e Veniziani, quanto più presto potettono, messono a ordinare le loro genti per giungnere i Cesarei sprovisti. E cominciorono sì presto a muovere la guerra, che non fu possibile che il Re avessi in ordine le genti che doveva mandare di qua da' monti. Il Papa mandò Vitello Vitelli, Guido Rangoni, Giovanni de' Medici, el quale, benché avessi soldo dal Re per cento lance, aggiunse dumila fanti. E fece suo luogotenente in questa impresa messer Francesco Guicciardini e mandò in Francia nunzio al Re, per sollecitare le provisioni, Ruberto Acciaiuoli.
Et i Veniziani messono insieme le loro genti d'arme e fanterie, sotto il duca d'Urbino, e, senza dilazione di tempo, tutto l'essercito del Papa e Veniziani s'appresentò a Lodi alla fine di giugno e quello prese per trattato d'uno italiano, capitano di fanti, che vi era alla guardia.
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