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      Il Papa, come intese ch'el campo si era ritirato da Milano, discorse che la guerra dovessi andare in lungo e che gli bisognava pensare d'avere da spendere. E non avendo da trarre né più vivi né più presti danari che di Firenze, considerò che i Cesarei cercherebbono di mettere fanti in Siena per tenere e lui et i Fiorentini in sulla spesa di quelle bande, acciò che non potessino sumministrare danari in Lombardia. E fu persuaso che, se mandava i fuorusciti sanesi verso Siena, con qualche somma di fanti comandati, e facessi che i Fiorentini conducessino qualche pezzo d'artiglieria verso Poggibonzi, che il governo di Siena si muterebbe e vi entrerebbono li usciti, inimici a Cesare, e de' quali egli potrebbe disporre.
      Credette il Papa facilmente quello desiderava, e mandò e' conti dell'Anguillara e di Pitigliano con circa quattrocento cavalli e quattromila fanti, tra pagati e comandati, et ordinò che Gentile Baglioni venissi con altri dumila del Perugino et assaltassi circa mille fanti sanesi, e' quali erano a campo a Monte Rifré, castello di Giovanni Martinozzi, uno de' primi usciti, e vi avevono condotto artiglieria per batterlo. Gentile, perché teneva le parti Colonnese, non volle fare quello potette e dette spazio a' Sanesi di levarsi da campo dal detto castello e salvare l'artiglieria et i fanti.
      Poiché li usciti erono condotti quivi, come quelli che sempre col pericolo d'altri cercavono tentare qualche cosa a loro benificio, feciono intendere al Papa che se loro con quelli fanti s'accostavono alle mura e piantavono solo dua pezzi d'artiglieria, più per dimonstrazione che per altro, che avevono tale ordine drento, che subito sarebbono chiamati.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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