El quale, ancora che Clemente solessi confidare assai in lui, poiché aveva principiato la guerra perché era tedesco, per non dare sospetto ai collegati, non intendeva tutti i secreti come prima.
Venne don Ugo a parlamento con detto Arcivescovo, el quale andò e tornò più volte dal Papa, et in ultimo condusse don Ugo in Castello e, per sua sicurtà, andorono in Colonna i cardinali Cibo e Ridolfi. Don Ugo, venuto alla presenzia del Papa, escusò il fatto, monstrando non essere proceduto a questo per offenderlo, ma per difendere gli stati di Cesare, ma, che se egli si voleva spiccare da' collegati e non s'impacciare più di guerra e perdonare a lui et a' Colonnesi la iniuria ricevuta, che ritrarrebbe subito le genti e lascerebbe Roma libera, ma che della osservanzia voleva sicurtà.
Il Papa, vedendo il popolo di Roma stare a vedere il giuoco e non cognoscendo modo da cacciare li avversari se non con chiamare genti in suo soccorso, le quali non potevono essere preste, e dubitando che don Ugo et i Colonnesi non ne chiamassino ancora loro, che sarebbono state più preste perché erono più vicine, e che non si facessi una confusione di qualità che Roma andassi tutta in preda, fu contento cedere a quello che volle don Ugo, con animo però di non osservare cosa che promettessi, perché, sendo forzato, non era tenuto. E dette statico per la osservanzia Filippo Strozzi. E si feciono e' capitoli di questa triegua (che così la chiamorono) in fretta [51v] e non ebbono, a beneficio de' Colonnesi e don Ugo, parole che esprimessino bene la intenzione loro.
| |
Clemente Ugo Arcivescovo Papa Ugo Castello Colonna Cibo Ridolfi Ugo Papa Cesare Colonnesi Roma Papa Roma Ugo Colonnesi Roma Ugo Filippo Strozzi Colonnesi Ugo
|