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      Clemente, vedendosi venire tanta gente a dosso e da più bande, et ogni disegno succederli a rovescio, pensò di convenire col duca di Ferrara, el quale gli pareva lo potessi aiutare a impedire che i Tedeschi non venissino in Toscana. E ne dette commessione a messer Francesco Guicciardini, che era a Parma. Ma non fu a tempo, perché il Duca era già convenuto con gl'Imperiali, che fu di gran momento in questa guerra.
      Non si volle però, ancora che fussi ridotto in tanta estremità, risolvere a fare cardinali per danari, allegando che non voleva, mentre era libero, potere essere notato di simonia. Mandò bene a Firenze Vincenzio Duranti, secretario del cardinale de' Ridolfi, a fare intendere a quelli cittadini che, sendo ridotti in tanti pericoli, provedessino a' casi loro in quel modo iudicavono a proposito, senza avere rispetto alcuno a lui, perché non voleva in modo alcuno che per conto suo la patria patissi. [53v] Arrivò detto Vincenzio a Firenze che il Viceré era già partito da Santo Stefano et i Tedeschi avevono preso il cammino verso Piacenza. E però il cardinale di Cortona, al quale pareva dolce cosa il comandare, non volle che tal commissione fussi conferita.
      Il Papa, non avendo modo di provedere danari perché, se bene Roma era la più ricca città d'Italia, lui era venuto in sì poca riputazione, che non ardiva richiedere alcuno né con prieghi né con minacci, e vedendosi la guerra a dosso di verso il Regno et intorno a Roma dai Colonnesi, cognoscendo avere a guardare Piacenza, Parma, Modona e Bologna con grande spesa, vedendo che, per essere il verno, non erono pervenire nuove genti di Francia, vedendo ancora che Francesco et Enrico li porgevono qualche somma di danari, ma non tale che fussi per bastare alla minima parte delle necessità sue, considerando ancora che i Veniziani poco si movevano a darli sussidio con danari e genti, benché, per sollecitarli, avessi fatto mandare da Firenze oratore a Venezia Alessandro de' Pazzi, suo cugino et uomo dottissimo e prudentissimo, si voltò a tentare il Viceré d'accordo.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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