Renzo ancora, dall'altra banda, fece rivoltare l'Aquila, l'armata prese Castello a Mare, luogo d'importanzia assai, vicino a Napoli, et Orazio Baglioni, fattosi porre in terra, prese Salerno e con grande animo andava verso Napoli.
Mentre che queste fazioni si facevono nel Regno, e' Tedeschi, senza essere offesi da alcuno, camminavono a piccole giornate verso Piacenzia. Et ogni piccolo impedimento, che fussi stato loro fatto, gli constringeva a morire di fame perché erono di verno, in piano, in mezzo di fiumi e del continuo pioveva; et erono necessitati guadagnarsi il vivere per forza.
Stettono in Piacentino molti giorni, tanto che Borbone compose dissensioni che erano in Milano tra i fanti et impose taglie assai a quel popolo e cavatoli, non che i danari, il sangue e la vita da dosso, trasse gli Spagnuoli, così fanti come cavalli, di Milano. E lasciò alla guardia di quella città Antonio di Leva, et egli con li suoi venne verso Piacenza a coniungersi con li Tedeschi.
Il marchese di Saluzzo, capo delle genti del re di Francia, il duca d'Urbino di quelle de' Veniziani, Guido Rangoni di quelle del Papa, feciono una guerra di questa sorte, che mai vollono unirsi per opporsi all'inimici, ma venivono loro drieto e si poteva dire che li accompagnassino, come fanno i servitori e' patroni. Li avversari vennono vicini a Piacenzia e Guido, con li fanti del Papa, la guardò in modo che non vi s'accostorono. Il medesimo intervenne di Parma e Modona. E feciono e' capitani e condottieri, nominati di sopra, come alcuni medici poco esperti e poco dotti che, senza purgare il corpo dalli mali umori, sanano con loro unguenti forti le piache delli membri non nobili e non s'accorgano che riducono la materia al cuore.
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