<+>cente cominciò a seguitare Alfonso duca di Calabria, el quale per aiuto alla Lega era rifuggito. La città nostra deliberò aiutarlo; fu mandato Piero commissario, el quale tanto operò che le gente della Lega, ridotte a Pitigliano, per paese inimico a Bracciano condusse, e la guerra che il Papa a altri voleva fare, in su le porte di Roma provò; et il signor Virginio Orsino e gli altri Orsini, che alquanto vacillavano, nella fede del re Ferrando ritenne, e tanto operò che onorata pace si conchiuse.
E ricordomi che, andando dipoi qualche anno Piero a Napoli imbasciadore, passando da Roma vicitò esso Innocenzio, el quale, me presente, gli disse che in quella guerra gli aveva più nociuto lui e le sue lettere che tutti gli altri che di quella s'erano impacciati.
Trovossi ancora commissario a rompere e' Genovesi a Sezanello e porre il campo a Sezzana, e pigliarla; dove durò tanta fatica, tanti vigilie ancora che non fussi ben sano e pieno di carne, che non fu uomo che lo vedessi non restassi amirato. E Lorenzo de' Medici, el quale circa l'espugnazione di quella quivi s'era transferito, usò dire che dove era Piero Vittori sempre credeva s'avessi a vincere.
Posata questa guerra e la città posandosi, alle sue private cure alquanto attese; ma sendo morto il conte Girolamo e la città rivolendo Piancaldoli, che lui ci aveva usurpato, e mandatovi qualche gente e soprastandovi alcun dì sanza fare frutto, mandoronvi Piero, el quale non prima fu giunto che il castellano liberamente la fortezza dette.
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