E subito tornato, fu mandato ambasciadore a Napoli nell'anno 1488, dove stette circa a uno anno; e tanto amore gli pose il re Ferrando, e di tanto gran iudicio gli parve che di rado di cose d'importanza aveva a trattare che non pigliassi il consiglio suo per il migliore. L'eccellenzia del Duca, che prima l'avea conosciuto, tanto onore gli fece che poco sanza esso voleva stare, et in nessun modo volea si partissi; pure, sendo tratto vicario di San Miniato e l'aria di Napoli non la trovando al corpo suo sana, ottenne licenzia et a San Miniato stette, et in modo si portò che non v'era uomo non l'amassi.
Volle la Repubblica allora mandarlo a Faenza commissario per cose importante e levarlo da l'uficio; lui per essere indisposto del corpo lo ricusò. Né stette molto dopo la tornata sua in Firenze, che sendo Pistoia, il contado e la montagna, in grande disensioni, né si trovando modo a posarla, fu eletto commissario insieme con Giovan Battista Ridolfi, uomo eccellente e per governare la città drento e per ministrare le cose di fuori. Né molto dopo la giunta loro ridussono ogni cosa in pace; nientedimeno per potere meglio solidare quella città, parve a chi governava la Repubblica stessino qui circa a mesi 20, nel qual tempo la ridusson in modo che nonché disunita ma unitissima pareva; né qui facevono sangue, come era consueto, comandavono nessuno operassi arme e chi le adoperava gastigavono.
Tornò, ridotta Pistoia in buon termine, e non molto dipoi morì Lorenzo de' Medici et incominciossi per Italia a spargere [3v] qualche voce che il re di Francia voleva passare in Italia per pigliare el Regno di Napoli.
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