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      [4r] Attese, come nel principio dissi, alle lettere latine in modo che in quelle fece assai profitto e scrisse versi ancora nell'ultimo dell'età; nelle lettere greche ancora s'essercitò, et era di tale ingegno che in quello sarebbe stato eccellente se per le occupazione gli fussi stato lecito attendervi. Fece versi volgare molto buoni, et in prosa molto bene scrisse; e cominciava istoria de' tempi sua, la quale lasciò imperfetta; veggonsi le lettere scritte da lui a' principi et alla Repubblica et a Lorenzo de' Medici, le quali sono da compararle a qualunche scritte ne' nostri tempi. Fu di mediocre eloquenzia non atto a parla in concione pubbliche né a persuadere popoli, ma in ogni altro luogo era attissimo; e quello diceva sempre con buone ragione confermava, e quasi ogni uomo a chi parlava si faceva benivolo, adducendo sempre essempli assai, perché era di memoria tenacissi.
      Continentissimo circa alle cose veneree insino nella adulescienzia; e trovandosi a Bracciano d'età d'anni 40, infermò, e, promettendogli il medico la salute molto presta volendo usare il coito, volle più tosto quella qualche tempo più sopportare. Circa il mangiare e bere tanto temperato che non credo facilmente un altro se ne possa trovare, ogni volta che fussi stato bisogno, per pubbliche faccende o per private, del cibo niente curandosi né avedendosi quello si mangiava.
      Liberale quanto le sue facultà sopportavono, e mai quando era fuori per cose publiche, considerava quello spendessi; teneva uno che spendeva, el quale sempre menò quasi seco, né mai gli vedeva conto se non alla tornata.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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