Quando andò per soccorrer Librafratta e levarne e' Pisani, fece portare vettovaglie per il bisogno dell'essercito. Inanzi fussino pervenuti al luogo e che avessino cacciati e' nimici, gli uomini del conte Rinuccio toglievono delle vettovaglie. Mandò a dire al Conte che vietassi gli uomini sua dalle vettovaglie: non lo fece il Conte, in modo che lui fece venire tutte le genti inanzi a sé e comandò al Conte e gli uomini sua ponessino giù l'arme e scendessino. Poi, inteso quanto pane avevon tolto, lo fece loro pagare; poi disse al Conte che voleva essere ubidito e che rimontassi, e seguitò il cammino.
Religioso era quanto bisogna, ma non superstizioso, facendo una volta l'anno quello comanda la Chiesa; e così udendo la messa e' dì festivi, estimava ch'el fare elemosine a chi ha bisogno e sovvenire l'uno all'altro fussi quello dovessi fare un cristiano < . . . >
E benché in lui fussino tutte queste virtù, non era però biasimatore degli altri, né ancora ne' magistrati rigido essecutore; puniva sola gli omicidi e furti e molestie, nell'altre cose chiudeva gli occhi. E, sendogli ricordati gastigassi e' giucatori e chi portava arme, diceva ch'e' giucatori avevono pene assai a perdere, e che gli bastava punire chi adoperava l'arme ingiustamente, e che il gastigare simili delitti era volere ragunare danno negli esserciti.
Quanto valessi, di sopra è dimonstro; amavonlo tanto e' soldati che con lui a ogni gran pericolo si sarebbono messi; e ricordomi io sentirlo più volte e col duca di Calabria, col marchese Gian Iacopo da Triuzi, col conte Nicola Orsino dell'arme disputare, del difendere una terra, d'offenderla, d'apiccare gli esserciti, quale sia atta sorte d'artiglierie e, secondo il giudicio de' più, ne intendeva tanto quanto gli uomini in detto mestiere molto esperti.
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