Il che quando il Papa intese, arebbe voluto che Lorenzo fussi ito a fare riverenzia a detto Imperatore; il che egli recusò, sì per non mettere in pericolo e' Fiorentini che erono in Francia e la roba loro, sì per non iudicare a proposito del Papa, né suo, che lo Imperatore ottenessi tale impresa. La quale non ottenendo, perché Milano si difese gagliardamente, detto Imperatore se ne tornò in Alamagna et il Re restò molto male satisfatto del Papa.
Morì al principio del sedici Giuliano de' Medici e madonna Alfonsina cominciò a infestare il Papa che dovessi dare uno stato al figliuolo. E tanto operò con parole e pianti, ch'el Papa fu contento che Lorenzo cercassi di tôrre lo stato a Francesco Maria della Ruvere, duca d'Urbino, nipote di papa Iulio, allegando che nella venuta del Re in Italia, avendo presi danari da lui, non aveva voluto poi cavalcare. Dissuadeva Lorenzo tale impresa, dicendo che se bene riuscirebbe tôrre lo stato presto al Duca, riuscirebbe ancora il perderlo prestissimo, perché questo era uno stato povero nel quale il duca Federigo et il duca Guido avevono sempre messo, perché avevono avuto condotte da questo e quello altro principe, e non avevono tratto, perché erono stati il più che potevono nel paese, e che non era possibile che lui, che non era per starvi, ma quel poco ne traeva era per spenderlo altrove, vi fussi sopportato, e che ogni piccolo moto che si levassi in Italia, farebbe mutinare li uomini di quello stato. Il Papa, stimulato da madonna Alfonsina e dalla iniuria ricevuta da Francesco Maria, non volle acquiescere a queste ragioni, onde lui, contro a sua voglia, fu constretto assaltare [62r] quello stato, il quale, con arte, tutto in pochi giorni ridusse al dominio della Chiesa.
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