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      E Francesco Maria con la moglie e figli se ne fuggì a Mantova.
      Voleva Lorenzo che, poiché la vittoria era successa, il Papa tenessi il ducato di Urbino per la Chiesa, perché lui non si contentava pigliarlo in titolo. Né ancora a questo acconsentì il Papa, ma ne lo investì in Consistorio, secondo la consuetudine, e lo chiamò duca d'Urbino. Di che egli si dette tanto dolore, conoscendo per questo avere acquistato la inimicizia del re di Francia et avere avuto uno stato povero e debole et essere cresciuto, per il titolo del duca, di spese ma non d'entrata, che s'infermò di certa infermità, che qualche medico diceva essere male franzese, ma il più s'accordavono essere malattia procedente da umori melancolici. E gl'intervenne a punto quello che aveva pensato, perché come Odetto di Fois, luogotenente del Re in Italia, ebbe accordato Verona, Francesco Maria, con ordine del sopradetto, sollevò gran parte delli Spagnuoli, che erono in Verona, et una parte de' Guasconi, che erono con Franzesi, et insieme con Federico da Bozzole vennono verso Romagna per ripigliare lo stato d'Urbino.
      Lorenzo era in questo tempo a Roma, malato, e poco si poteva muovere, pure, intendendo questo moto e considerando gnen'andava lo stato suo, si mosse in poste e venne in Romagna, dove già erono Renzo da Ceri, Vitello de' Vitelli, Guido Rangoni, condotti chi dal Papa e chi da' Fiorentini. Et il Papa aveva commesso a Lorenzo che per ordine di questi capi lasciassi governare la guerra, e però vennono in consulta del modo del procedere.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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