E nel volerlo sforzare, faccendo l'uficio del capitano e del soldato, fu ferito d'uno schioppetto nel capo. Nondimeno, così ferito, voleva persistere nella obsidione, ma, confortato da Iacopo Salviati che era con lui commissario pe' Fiorentini, con gran fatica acconsentì d'andarsene per mare in Ancona, dove si conobbe la ferita essere importante. Quivi comparsono cerusici di più luoghi, e' quali furono constretti scorticarli gran parte del capo e trapanarlo; e tutti questi dolori sopportò con tanta pazienzia, che non si potrebbe credere. E d'una ferita sì pericolosa, e con la buona cura de' medici e con l'abstinenzia e tolleranzia sua, in dua mesi fu libero.
E nel tempo stette malato, nel campo procederono le cose con gran danno e vergogna del Pontefice, e si conobbe, allora, quello operava la persona sua. Nello essercito conobbesi ancora questo, ché, come s'intese lui essere libero e tornato in Firenze, [63r] e gli Spagnuoli e Guasconi, ch'erono con Francesco Maria, pensorono d'accordare, e Francesco Maria e Federigo da Bozzole il simile, e gli lasciorono lo stato d'Urbino libero, perché dubitorono che, sendo egli sano, non rifacessi essercito del quale dovessino ricevere danno e vergogna.
Come egli fu uscito di questa guerra, si dispose fare ogni opera di ridurre in fede il Papa col re di Francia, perché gli pareva che il Re avessi gran parte in Italia. E perché gli riuscissi più facilmente, pensò di tôrre moglie in Francia e scrisse a Francesco Vittori, che era oratore pe' Fiorentini appresso il Re, questo suo disegno.
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