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      E di tanti signori che giostròno in quella festa, fu iudicato che nessuno avessi provato meglio di lui. Il simile fece poi in assaltare uno castello, nel quale assalto, armato tutto d'arme bianca, monstrò agilità et animo.
      Stette in quella corte circa tre mesi e si partì con grande grazia del Re e di tutta la corte, e massime di madama Luisa, madre del Re, e d'Artù di Buissì, gran maestro, che allora governava assai. Divise, avanti si partissi di Francia, col duca d'Albania lo stato appartenente alla moglie et, onorato per tutto il cammino, la condusse in Firenze, dove fece nozze splendide e suntuose alle quali furono molti signori d'Italia.
      Parendoli, adunque, avere solidato con questo parentado l'amicizia tra il Papa et il Re, pensava lasciare il capitano de' soldati fiorentini et il ducato d'Urbino, e ridursi a ordinare uno stato in Firenze civile e che potessi durare ancora a' figliuoli. Et a questo effetto voleva ire a Roma per conferire col Papa, ma la madre, troppo ambiziosa, non gli potendo dissuadere questo suo pensiero con ragione, s'ingegnava lo mandassi in lungo. Et essendo malata, fingeva la infermità più grave, acciò che lui non avessi a ire dal Papa. Pur egli deliberò andare e lo trovò a Montefiasconi e, conferendoli questo suo disegno, ci trovò il Papa inclinato et il cardinale de' Medici inclinatissimo. Ma madonna Alfonsina ogni dì scriveva al Papa lettere di fuoco pregandolo non lasciassi seguire tanto disordine, e perché il Duca s'avessi a partire senza conclusione, gli fece scrivere che stava per morire e che, se la voleva vedere viva, venissi subito.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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