Il buono et amorevole figliuolo, credendo fussi vero quello li era scritto, presa licenzia dal Papa, senza altra conclusione si partì in poste. E per l'amore e reverenzia portava alla madre, dubitando non la trovare viva, corse sì presto che poco poi che fu giunto in Firenze, infermò de febbe acuta e fu consigliato da' medici si traessi sangue. Il che in quindici giorni lo liberò dalla febbre, ma restò tanto debole et estenuato e pieno d'umori grossi, e' quali gli feciono venire dolori colici. E furono chiamati a questa cura, oltre alli medici fiorentini eccellenti, [64r] delli altri da Bologna, da Napoli, da Venezia. E' quali, vedendo e' dolori grandi, furono constretti a darli acque minerali et altre medicine le quali lo indebolirono tanto che lo condussono etico. Et in capo di sei mesi che il male li era cominciato, morì.
Sopportò in questa egritudine dolori intollerabili, prese medicine assai e mai deviò dall'ordine de' medici, sempre ebbe la mente libera e lo intelletto sì spedito, come se fussi stato sano. Conobbe, molti giorni avanti, non potere scampare di quel male e fece chiamare il suo solito confessore e si confessò con diligenzia grandissima, poi prese la comunione divotamente. Volle fare testamento, ma la madre lo proibì, con ordinare non avessi a posta sua né notaro né testimoni,
Mentre stava così malato grave, madama Magdalena, sua moglie, partorì una figliuola alla quale lui fece porre nome Caterina. E la moglie, dopo il parto quattro giorni, morì, di che lui si dette tanto dolore che non visse più che sei dì dopo lei.
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