E morì a dì quattro di maggio l'anno dicianove, nel vigesimo settimo anno dell'età sua.
Lasciò la figliuola femmina, come ho detto, et uno naturale chiamato Alessandro. Amava, oltre a modo, madonna Clarice sua sorella, moglie di Filippo Strozzi, e, se poteva fare testamento, lasciava a lei et a' figli d'essa gran parte della roba che aveva, perché la figliuola gli pareva avessi assai di quello della madre.
Fu di statura mediocre, di volto bello, nel quale somigliava assai alla madre, e del corpo gagliardo et agile. Cavalcava così bene quanto a 'n altro alli tempi suoi; correva e faceva tutti li altri essercizi, ne' quali si monstra destrezza e gagliardia. Dormiva poco, sobbrio nel bere e mangiare, piacevonli le femmine, ma per esse non offese mai alcuno e si contentava di quelle gli volevono acconsentire, dalla oscena libidine de' maschi tanto alieno, come se fussi nato in mezzo d'Alamagna. Dilettavasi di giucare et alla palla et a ogni altro giuoco, ma, quando giucava con li amici, non arebbe voluto vincere. Della roba era assegnato e non arebbe voluto debito, ma con gli amici liberalissimo. Amò assai Filippo Strozzi, Francesco [64v] Vittori, Alessandro de' Pazzi e Gherardo Bartolini. Era alieno da ogni invidia e detrazione, dilettavasi della caccia di cani et uccelli et in ultimo pigliava piacere di tutte quelle cose che debbe pigliare un vero signore e gentiluomo.
La morte sua fu di danno assai alla città nostra, ma non è ancora stato cognosciuto per la bontà e prudenzia del rev.mo cardinale de' Medici, el quale in modo fa amministrare la Repubblica Fiorentina, che ciascuno ragionevolmente se ne può contentare.
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