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      Et è poco più d'uno anno che, domandandomi il Papa in qual cittadino Cortona più confidassi, io gli risposi che credevo confidassi in me più che in alcuno altro, e che di me non si fidava punto. Et in fatto, è gran difficultà a saper tenere lo stato in questa città et è necessario che chi lo tien bene, sia uomo di eccellente ingegno e poi sia nato e nutrito in essa, et a pena ancora gli riuscirà perché bisogna pasca gli uomini di speranza, di cenni, di parole e di fatti, né facci altro che investigare la inclinazione delli uomini per potere, quando gli vengono a parlare, accomodarsi secondo quella, et all'uno dire le nuove, all'altro parlare de' paesi dove è stato, ad un altro de' casi et iudici mercantili, a chi di possesione e di cultivare, a chi di edificare, a chi di belle donne et a chi di cacciare et uccellare.
      E certo quelli che aiutono tenere lo stato in questa città, sono uomini ambiziosi, avari, rovinati, viziosi o sciocchi. Perché li uomini che sono alieni dall'ambizione non si travaglieranno volentieri né di stato come quello hanno tenuto li Medici, né d'altro. Perché io fo poca differenzia da quello stato che molti chiamano tirannico a questo che al presente molti chiamano populare, o vero republica, perché in quello conosco molta servitù et in questo ancora il medesimo.
      E però uno uomo, che non sia tirato dall'ambizione, vorrà godere la sua quiete, né si implicherà in uno stato pericoloso né in una repubblica turbulenta. Similmente, chi non sarà avaro, starà contento al poco né penserà con lo stato tôrre il suo a questo e quello.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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