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      Chi arà le sue faccende ordinate, seguiterà quelle, ma chi sarà rovinato e fallito, sempre s'ingerirà nel governo e, quando non li riuscirà participarne, cercherà mutazione. Quelli che sono dediti alla gola et alla libidine, non possono mandare ad effetto i loro inordinati desideri in questa città, se non si vagliono dello stato. Gli sciocchi si pascono delle dignità della città né in quelle hanno fine alcuno, se non che pare loro una bella cosa essere de' Signori, delli Otto o de' Dieci.
      Et avendo a trattare il cardinale di Cortona con questi uomini che io dico, non era di tanto ingegno da saperli maneggiare, perché se gli ambiziosi si tengono sanza degnità, non stanno pazienti e cercono movimento, se ne dai loro troppe, fanno lo stato odioso agli altri e diventono insolenti. Se agli avari non si dà, non reggono ne' pericoli, se si dà loro, si toglie quello delli altri e spesso, come son fatti ricchi, pensono più alla conservazione loro che alla tua, e vanno essaminando come possino restare in piè ad ogni stato. E se dai dignità a' rovinati, dai loro causa d'imbolare per riaversi et acquisti odio universale. Se non consenti a' viziosi, manchi del favor loro, e' quali spesso sono di più ingegno e di più animo che li altri, se li contenti, offendi Iddio e gli uomini. Se adoperi gli sciocchi, lo stato viene in derisione, se non li adoperi, non hai ne' magistrati chi facci a modo tuo.
      Il cardinale di Cortona, che era nato a Cortona e nutrito a Roma, non discorreva queste cose a punto e li pareva che la grandezza dello stato consistessi in farsi ubbidire e che li magistrati non facessino cosa alcuna sanza suo ordine.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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