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      E lui mi dette notizia della mutazione seguita qui tanti mesi avanti e del termine in che si trovava il Papa e generalmente di tutte le cose che andavono a torno, delle quali io ero in tutto al buio. Poi mi dette danari e mi prestò una bestia et uno contadino che mi accompagnassi.
      E quattro dì fu arrivai qui, credendo trovare Benedetto mio fratello. Et intesi che era morto lui e la brigata sua, né era restato altri di lui che Simone, suo figliuolo, d'età d'anni ventidue, al quale è parso strano che io li sia giunto a dosso vecchio e povero. Et avendo il padre goduto sempre come suo un buon podere che abbiamo in Mugello e la casa nostra qui di Firenze, non li par giuoco ch'io dica al presente volere di queste cose la metà. Et in verità, che se mi fussi restato altro modo a vivere, che io non enterrei a domandargli la parte mia.
      Basilio: Che fu della roba che tu avevi nascosta?
      ANTONIO: Quando io mi parti', non l'avevono trovata. Dipoi non te ne so parlare, ma stimo bene, per esservi stati tanto, che non sia possibile non abbino trovato ogni secreto. Tu hai inteso in che modo io mi son condotto qui e ci sarebbe da dire assai altre novellette, ma vorrei cenare.
      BASILIO: Tu hai ragione et è suta poca discrezione la mia a non avere già fatto ordinare. Ma si farà subito perché la cena sarà da poveri come siamo tu et io.
      ANTONIO: Che? Ancor tu sei povero?
      BASILIO: Povero, poverissimo! E' mi è suto tolto da certi privati potenti la maggior parte di quello avevo. Ma non ti voglio parlare di questo, attendiamo a cenare di quel poco ci è.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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