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      Ma Cesare, suo figliuolo cardinale, che si chiamava di Valenza, avendo uno animo efferato e che non pensava ad altro che a dominare, e parendoli che il duca di Candia, maggior figliuolo del Papa, ostassi a questo suo disegno, lo amazzò una notte di mano sua e lo gittò in Tevere. Di che il Papa ebbe grandissimo dolore, pure, non volendo arrogere male sopra male, finse non sapere chi avessi commesso tale omicidio e pensò dare quelli stati e quella grandezza che disegnava per Candia a Cesare; e lo disfece cardinale, facendo allegare che, non sendo legittimo, non poteva tenere tal dignità, et avendo prima fatto provare, quando lo fece cardinale, che era legittimo e nato d'un cittadino di Valenza, fece provare il contrario. E lo mandò in Francia a portare l'absoluzione al re Luigi XII di poter lasciare la moglie tenuta molti anni, per essere sterile, e tôrre Anna, duchessa di Bretagna, quale era suta donna del re Carlo VIII.
      Andò detto Cesare in Francia per mare con tanta pompa e fausto, quanto non si potrebbe scrivere e fu dal Re accolto con tutte le cerimonie e carezze che si possono usare. E fece con lui convenzione di ripigliare tutti gli stati che la Chiesa aveva per il passato dati in feudo e che erono in quel tempo occupati da questo signore e da quell'altro. Il Re promisse aiutarlo conseguire questo effetto.
      Tornò in Italia pieno di speranza e cominciò ad assaltare Imola e Furlì; e ridusse dette dua città in sua potestà e prese la Contessa, e la mandò a Roma a stare in Castel Sant'Agnolo.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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