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      Ma noi non possiamo fare così e la sperienzia ce l'ha monstro, perché li più di quelli a chi noi abbian dato lo stato dal dodici in qua, ci sono stati contro. E questo procede perché a un uomo nuovo non si posson dare li primi gradi, ma è fatto de' Signori e di Collegio, poi resta quivi; ma lui che sa che, mutandosi modo, per aver acquistato il benefizio sarà del Consiglio e si troverrà a fare li Signori e li altri magistrati, desidera la mutazione e, poi ch'è seguita, fa ogni opera che si mantenga lo stato populare.
      Non potendo, dunque, noi usare li modi di Cosimo e Lorenzo, siamo necessitati imitare Pandolfo Petrucci, il quale, o voglianlo chiamare tiranno o primo cittadino, si governò in modo che merita d'essere lodato et imitato. E però noi terremo la guardia, con buon capo, bene ordinata e ben pagata; e leveremo l'arme, massime all'inimici, e non la lasceremo portare a persona, perché non possiamo fare cosa più utile alla conservazione della Città e nostra che ridurre li uomini all'arte et a' piaceri, e Lorenzo non studiò in altro.
      Ma perché, volendo mantenere quest'ombra di libertà, abbiamo bisogno delli uomini, io credo che sia bene ingegnarsi di avere bisogno di pochi. E però io non farei più Collegi, ridurrei la Signoria a cinque, ché ci gioverebbe a aver bisogno di manco uomini et a spender meno, farei li Otto di Pratica e li Otto di Guardia, dieci Accoppiatori, tredici Procuratori, e mi governerei con questa Balìa, la quale, avendo da vincere le deliberazioni per la metà, raro sarà che non s'ottenga quello che si prepone.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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