Il trattato era ordinato in modo che, nello sbigottimento che fu in Firenze dopo il sacco di Prato, egli potette, lasciato da banda ogni ordine ch'egli avesse prima dato a' suoi pensieri, pigliar subito espediente di chiamare a sé Bartolommeo Valori, Gino Capponi et Antonfrancesco degli Albizi, con i quali egli si era molto prima convenuto, et andare al Palazzo, dove la Signoria, quando i Medici entrorono nel paese de' Fiorentini, aveva fatti ritenere circa venticinque cittadini come amici de' Medici, dubitando non suscitassero qualche tumulto nella città. E trovato il gonfaloniere Piero Soderini, il quale era stato creato a vita insino l'anno 1502, quando si riordinò la città, gli dissono che era necessario pigliasse partito e non tenesse la città in pericolo di andare in preda come Prato. E rispondendo loro il Gonfaloniere parole grate et umane, e volendosi partir da loro senza venire a conclusione e ritirarsi in altra stanza, Antonfrancesco, e più giovane e più ardito degli altri, lo prese per la vesta con dire che prima partissi di quivi, voleva rilasciassi i cittadini ritenuti. Egli, essendo troppo rispettoso e dubitando non avere a fare male ad altri e che ne fussi fatto a lui e giudicando che, se si veniva al sangue, dovessi seguire la rovina della città, fu contento rilasciarli. E pensando quanto fussi stato l'ardire di questi quattro giovani, e massimamente quello di Antonfrancesco, e sospettando che non mancherebbe loro ardire a tentar più oltre, mandò subito Niccolò Machiavelli, segretario della Signoria, per Francesco Vettori fratello di Pagolo.
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