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      Il quale, essendogli fatta l'imbasciata instantemente, andò subito a trovarlo con dimandare quel che voleva che operassi. Il Gonfaloniere gli disse che era disposto uscir di Palazzo, pur che fussi sicuro di non esser offeso. E benché Francesco replicassi che il governo suo era stato sì giusto e santo, che non si voleva far compagno di chi gliene toglieva con cavarlo di Palazzo, fu finalmente costretto a' preghi sua di pigliar la fede dai confederati di non l'offendere, e lo condusse a casa sua e di Pagolo. E la notte medesima lo cavò di Firenze per lo sportello e con molti cavalli l'accompagnò a Siena.
     
      Teneva Antonfrancesco per cosa molto difficile che il nuovo governo si potessi stabilire mantenendosi il capo del vecchio, uomo molto amato e reverito per la singulare sua bontà e giustizia. E però, condotto ch'egli fu a casa i Vettori, voleva pure pigliar partito di assicurarsene e l'arebbe fatto, se, e con ragione e con autorità, i duoi fratelli non gliel'avesser vietato. E così fu trattata sì gran mutazione con tanta destrezza, massimamente dei duoi Vettori, che in essa non si versò pure una gocciola di sangue de' Fiorentini: cosa che non mai, o rare volte, sarà avvenuta.
     
      Fu di gran momento in questo negozio et accrebbe assai lo sbigottimento del popolo e, per conseguenza, dette grand'aiuto ai collegati di Pagolo la relazione di messer Baldassarri Carducci, il quale, insieme con Niccolò del Nero, come imbasciadore della Città aveva parlato al Viceré dopo la presa di Prato. Perché egli, tornato la sera medesima, volendo riferire quello che aveva eseguito avanti i Signori e molt'altri cittadini, come quello al quale pareva aver molto bene l'arte oratoria, tanto accrebbe la vittoria degl'inimici, tanto fece grande l'occisione de' soldati fiorentini, con tante lagrime deplorò il sacco, il sangue, gl'incendi, gli stupri et i sacrilegi fatti a Prato, che a ciascuno pareva di avere già i rabidi inimici non solo nella città, ma nelle proprie case, e che i medesimi casi o più atroci succedessero quivi.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
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