Questo commessariato fu retto da lui con molta autorità e fu alla Città di molto gran giovamento, poiché, per accorgimento di Francesco, fu fatto che il re di Francia, contro il quale si facevano le provvisioni, non ebbe occasione di venire in indignazione contro a' Fiorentini, perciò ch'egli, oltre alle diligenzie fatte con Lorenzo a questo fine, deliberò di scoprirsi più apertamente.
Onde, quando arrivato Lorenzo a Piacenza, si risolvé fra lui et il Viceré, se ben con poca sincerità, che si passassi il Po, Lorenzo fece passare parte degli ecclesiastici e, volendo far passare la sera medesima le genti de' Fiorentini, Francesco, all'entrata del ponte, gli protestò che i Signori Fiorentini non intendevano in modo alcuno che i loro soldati andassero ad offendere il re di Francia, ma si bene erano contenti che stessero alla guardia di Parma e Piacenza e per amor del Papa le difendessero, senza passar più avanti, imperò, se egli voleva passare, lo facessi come luogotenente del Papa, ma per niente come capitano de' Fiorentini; pertanto gli protestava che, passando, non correva più soldo né a lui né alle genti. Dalla qual protesta animosa et inaspettata, Lorenzo, soprastato quella notte per consultare quel che dovessi fare, deliberò di passare il dì seguente come ministro del Papa, ma non fu bisogno, perché il Viceré, mutatosi, ritornò di qua dal fiume. Accordaronsi poi il Papa e il Re, onde i Fiorentini volson mandare al Re oratori come, insino quando egli fu incoronato, avevano destinato di fare, ma, rispetto alla guerra che sopraggiunse, erano stati impediti.
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