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      Andava egli frattanto a perdere la dilicata complessione in mal d'eticìa, ed eran a lui in troppe angustie ridotte le famigliari fortune, ed aveva un ardente desiderio di ozio per seguitare i suoi studi, e l'animo abborriva grandemente dallo strepito del fòro, quando portò la buona occasione che, dentro una libreria, monsignor Geronimo Rocca vescovo d'Ischia, giureconsulto chiarissimo, come le sue opere il dimostrano, ebbe con essolui un ragionamento d'intorno al buon metodo d'insegnare la giurisprudenza. Di che il monsignore restò così soddisfatto che il tentò a volerla andare ad insegnare a' suoi nipoti in un castello del Cilento di bellissimo sito e di perfettissima aria, il quale era in signoria di un suo fratello, signor don Domenico Rocca (che poi sperimentò gentilissimo suo mecenate e che si dilettava parimente della stessa maniera di poesia), perché l'arebbe dello in tutto pari a' suoi figliuoli trattato (come poi in effetto il trattò), ed ivi dalla buon'aria del paese sarebbe restituito in salute ed arebbe tutto l'agio di studiare.
      Così egli avvenne, perché quivi avendo dimorato ben nove anni, fece il maggior corso degli studi suoi, profondando in quello delle leggi e de' canoni, al quale il portava la sua obbligazione. E in grazia della ragion canonica inoltratosi a studiar de' dogmi, si ritruovò poi nel giusto mezzo della dottrina cattolica d'intorno alla materia della grazia, particolarmente con la lezion del Ricardo, teologo sorbonico (che per fortuna si aveva seco portato dalla libreria di suo padre), il quale con un metodo geometrico fa vedere la dottrina di sant'Agostino posta in mezzo, come a due estremi, tra la calvinistica e la pelagiana e alle altre sentenze che o all'una di queste due o all'altra si avvicinano.


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Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
di Giambattista Vico
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