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      Così il Vico vi concorse con una lezione di un'ora sopra le prime righe di Fabio Quintiliano nel lunghissimo capo De statibus caussarum contenendosi dentro l'etimologia e la distinzion dello «stato», ripiena di greca e latina erudizione e critica; per la quale meritò ottenerla con un numero abbondante di voti.
      Frattanto il signor duca di Medinaceli viceré aveva restituito in Napoli il lustro delle buone lettere, non mai più veduto fin da' tempi di Alfonso di Aragona, con un'accademia per sua erudizione del fior fiore de' letterati propostagli da don Federico Pappacoda, cavalliere napoletano di buon gusto di lettere e grande estimatore de' letterati, e da don Nicolò Caravita; onde, perché era cominciata a salire appo l'ordine de' nobili in somma riputazione la più colta letteratura, il Vico, spintovi di più dall'onore di essere stato tra tali accademici annoverato, tutto applicossi a professare umane lettere.
      Quindi è che la fortuna si dice esser amica de' giovani, perché eleggono la lor sorta della vita sopra quelle arti o professioni che fioriscono nella loro gioventù; ma, il mondo di sua natura d'anni in anni cangiando gusti, si ritruovan poi, vecchi, valorosi di quel sapere che non più piace e 'n conseguenza non frutta più. Imperciocché ad un tratto si fa un gran rivolgimento di cose letterarie in Napoli, che, quando si credevano dovervisi per lunga età ristabilire tutte le lettere migliori del Cinquecento, con la dipartenza del duca viceré vi surse un altro ordine di cose da mandarle tutte in brievissimo tempo in rovina contro ogni aspettazione; ché que' valenti letterati, i quali due o tre anni avanti dicevano che le metafisiche dovevano star chiuse ne' chiostri, presero essi a tutta voga a coltivarle, non già sopra i Platoni e i Plotini coi Marsili, onde nel Cinquecento fruttarono tanti gran letterati, ma sopra le Meditazioni di Renato Delle Carte, delle quali è séguito il suo libro Del metodo, in cui egli disappruova gli studi delle lingue, degli oratori, degli storici e de' poeti, e ponendo su solamente la sua metafisica, fisica e mattematica, riduce la letteratura al sapere degli arabi, i quali in tutte e tre queste parti n'ebbero dottissimi, come gli Averroi in metafisica e tanti famosi astronomi e medici che ne hanno nell'una e nell'altra scienza lasciate anche le voci necessarie a spiegarvisi.


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Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
di Giambattista Vico
pagine 92

   





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