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      Ed ove conoscano che naturalmente la morale pagana non basti perché ammansisca e domi la filautia o sia l'amor propio, ed avendo in metafisica sperimentato intender essi più certo l'infinito che il finito, la mente che 'l corpo, Iddio che l'uomo, il quale non sa le guise come esso si muova, come senta, come conosca, si dispongano con l'intelletto umiliato a ricevere la rivelata teologia, in conseguenza di cui discendano alla cristiana morale, e, così purgati, si portino finalmente alla cristiana giurisprudenza.
      Fin dal tempo della prima orazione che si è rapportata, e per quella e per tutte l'altre seguenti, e più di tutte per quest'ultima, apertamente si vede che 'l Vico agitava un qualche argomento e nuovo e grande nell'animo, che in un principio unisse egli tutto il sapere umano e divino; ma tutti questi da lui trattati n'eran troppo lontani. Ond'egli godé non aver dato alla luce queste orazioni, perché stimò non doversi gravare di più libri la repubblica delle lettere, la quale per la tanta lor mole non regge, e solamente dovervi portare in mezzo libri d'importanti discoverte e di utilissimi ritrovati. Ma nell'anno 1708, avendo la regia università determinato fare un'apertura di studi pubblica solenne e dedicarla al re con un'orazione da dirsi alla presenza del cardinal Grimani viceré di Napoli, e che perciò si doveva dare alle stampe, venne felicemente fatto al Vico di meditare un argomento che portasse alcuna nuova scoverta ed utile al mondo delle lettere, che sarebbe stato un desiderio degno da esser noverato tra gli altri del Bacone nel suo Nuovo organo delle scienze.


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Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
di Giambattista Vico
pagine 92

   





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