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      Ma il signor Errico Brenckman, dottissimo giureconsulto olandese, molto si compiacque delle cose dal Vico meditate circa la giurisprudenza; e, mentre dimorava in Firenze a rileggere i Pandetti fiorentini, ne tenne onorevoli ragionamenti col signor Antonio di Rinaldo, da Napoli colà portato a patrocinarvi una causa di un napoletano magnate. Questa dissertazione uscita alla luce, accresciuta di ciò che non si poté dire alla presenza del cardinal viceré per non abusarsi del tempo, che molto bisogna a' principi, fu ella cagione che 'l signor Domenico d'Aulisio, lettor primario vespertino di leggi, uomo universale delle lingue e delle scienze (il quale fino a quell'ora aveva mal visto il Vico nell'università, non già per suo merito, ma perché egli era amico di que' letterati i quali erano stati del partito del Capova contro di lui in una gran contesa litteraria, la quale molto innanzi aveva brucciato in Napoli, che qui non fa uopo di riferire), un giorno di pubblica funzione di concorsi di cattedre, a sé chiamò il Vico, invitandolo a sedere presso lui; a cui disse aver esso letto «quel libricciuolo» (perché egli, per contesa di precedenza col lettor primario de' canoni, non interveniva nelle aperture), «e lo stimava di uomo che non voltava indici e del quale ogni pagina potrebbe dare altrui motivo di lavorare ampi volumi». Il qual atto sì cortese e giudizio così benigno di uomo per altro nel costume anzi aspro che no ed assai parco di lodi, appruovò al Vico una singolar grandezza d'animo di quello verso di lui; dal qual giorno vi contrasse una strettissima amicizia, la quale egli continovò fin che visse questo gran letterato.


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Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
di Giambattista Vico
pagine 92

   





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