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      Vi concorrono da tutta la natura ragionevoli congetture, perché egualmente il freddo e 'l caldo conferiscono alla generazion delle cose: il freddo a germogliare le semenze delle biade e ne' cadaveri alla ingenerazione de' vermini, ne' luoghi umidi e oscuri a quella d'altri animali, e l'eccessivo freddo egualmente che 'l foco cagiona delle gangrene ed in Isvezia le gangrene si curan col ghiaccio; vi concorrono i segni, nelle maligne, del tatto freddo e de' sudori colliquativi, che dànno a divedere un gran dilargamento de' vasi escretòri; nelle ardenti, il tatto infocato ed aspro, che con l'asprezza significa troppo al di fuori essersi i vari corrugati e stretti. Che sarebbe se quindi restò a' latini, che riducessero tutti i morbi a questo sommo genere: «ruptum», che vi fosse stata una antica medicina in Italia, che stimasse tutti i mali cominciassero da vizio di solidi e che portino finalmente a quello che dicono i medesimi latini «corruptum»?
      Quindi, per le ragioni arrecate in quel libricciuolo che poi ne diede alla luce, s'innalzò il Vico a stabilire questa fisica sopra una metafisica propia; e con la stessa condotta delle origini de' latini favellari ripurgò i punti di Zenone dagli alterati rapporti di Aristotile, e mostrò che i punti zenonistici sieno l'unica ipotesi da scendere dalle cose astratte alle corpolente, siccome la geometria è l'unica via da portarsi con iscienza dalle cose corpolente alle cose astratte, di che costano i corpi; - e, diffinito il punto quello che non ha parti (che è tanto dire quanto fondare un principio infinito dell'estensione astratta), come il punto, che non è disteso, con un escorso faccia l'estension della linea, così vi sia una sostanza infinita che con un suo come escorso, che sarebbe la generazione, dia forma alle cose finite; - e come Pittagora, che vuole per ciò il mondo costar di numeri, che sono in un certo modo delle linee più astratti, perché l'uno non è numero e genera il numero ed in ogni numero dissuguale vi sta dentro indivisibilmente (onde Aristotile disse l'essenze essere indivisibili siccome i numeri, ch'è tanto dividergli quanto distruggergli), così il punto, che sta egualmente sotto linee distese ineguali (onde la diagonale con la laterale del quadrato, per essemplo, che sono altrimente linee incommensurabili, si tagliano ne' medesimi punti), sia egli un'ipotesi di una sostanza inestensa, che sotto corpi disuguali vi stia egualmente sotto ed egualmente li sostenga.


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Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
di Giambattista Vico
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