Uscito il primo libro col titolo De uno universi iuris principio et fine uno l'istesso anno 1720, dalle stampe pur di Felice Mosca in quarto foglio, nel quale pruova la prima e la seconda parte della dissertazione, giunsero all'orecchio dell'auttore obbiezioni fatte a voce da sconosciuti ed altre da alcuno fatte pure privatamente, delle quali niuna convelleva il sistema, ma intorno a leggieri particolari cose, e la maggior parte in conseguenza delle vecchie oppinioni contro le quali si era meditato il sistema. A' quali opponitori, per non sembrare il Vico che esso s'infingesse i nemici per poi ferirgli, risponde senza nominargli nel libro che diede appresso: De constantia iurisprudentis, accioché così sconosciuti, se mai avessero in mano l'opera, tutti soli e secreti intendessero esser loro stato risposto. Uscì poi dalle medesime stampe del Mosca, pur in quarto foglio, l'anno appresso 1721, l'altro volume col titolo: De constantia iurisprudentis, nella quale più a minuto si pruova la terza parte della dissertazione, la quale in questo libro si divide in due parti, una De constantia philosophiae, altra De constantia philologiae; e in questa seconda parte dispiacendo a taluni un capitolo così concepito: Nova scientia tentatur, donde s'incomincia la filologia a ridurre a princìpi di scienza, e ritruovando infatti che la promessa fatta dal Vico nella terza parte della dissertazione non era punto vana non solo per la parte della filosofia, ma, quel che era più, né meno per quella della filologia, anzi di più che sopra tal sistema vi si facevano molte ed importanti scoverte di cose tutte nuove e tutte lontane dall'oppinione di tutti i dotti di tutti i tempi, non udì l'opera altra accusa: che ella non s'intendeva.
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