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      Gli più, che stimano solamente maestri della facoltà coloro che l'insegnano a' giovani, si lusingavano o che, ella essendo una legge dove Ottomano aveva detto di molta erudizione, egli con Ottomano vi facesse tutta la sua comparsa, o che, su questa legge avendo Fabbro attaccato tutti i primi lumi degl'interpetri e non essendovi stato alcuno appresso che avesse al Fabbro risposto, il Vico arebbe empiuta la lezione di Fabbro e non l'arebbe attaccato. Ma la lezione del Vico riuscì tutta fuori della loro aspettazione, perché egli vi entrò con una brieve, grave e toccante invocazione; recitò immediatamente il principio della legge, sul quale e non negli altri suoi paragrafi restrinse la sua lezione; e, dopo ridotta in somma e partita, immediatamente in una maniera quanto nuova ad udirsi in sì fatti saggi cotanto usata da' romani giureconsulti, che da per tutto risuonano: «Ait lex», «Ait senatusconsultum», «Ait praetor», con somigliante formola «Ait iurisconsultus» interpetrò le parole della legge una per una partitamente, per ovviare a quell'accusa che spesse volte in tai concorsi si ode, che egli avesse punto dal testo divagato, perché sarebbe stato affatto ignorante maligno alcuno che avesse voluto scemarne il pregio perché egli l'avesse potuto fare sopra un principio di titolo, perché non sono già le leggi ne' Pandetti disposte con alcun metodo scolastico d'instituzioni, e, come egli fu in quel principio allogato Papiniano, poteva ben altro giureconsulto allogarsi, che con altre parole ed altri sentimenti avesse data la diffinizione dell'azione che ivi si tratta.


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Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
di Giambattista Vico
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