Il quale con la seguente risposta ne ricevé gentilmente l'impiego:
«Non saprei esprimere il piacere da me provato nel ricevere l'amorevolissima lettera di V.S. illustrissima del 3 novembre, la quale mi ha rinovato la rimembranza del mio felice soggiorno in cotesta amenissima città: basta dire che costà mi trovai sempre colmo di favori e di grazie compartitemi da quei celebri letterati, e particolarmente dalla gentilissima sua persona, che mi ha onorato delle sue eccellenti e sublimi opere; vanto ch'io mi son dato con gli amici della mia conversazione e letterati che doppo ho praticato ne' miei viaggi d'Italia e Francia. Manderò il pacchetto e lettera del signor Clerico, per fargliele recapitare in mano propria da un mio amico di Amsterdam; ed allora averò adempito i miei doveri ed eseguito i pregiati comandi di Vostra Signoria illustrissima, alla di cui gentilezza rendo infinite grazie per l'essemplare mi dona, il quale si è letto nella nostra conversazione, e ammirato la sublimità della materia e copia di nuovi pensieri, che, come dice il signor Clerico [che doveva egli aver letto nell'accennata «Biblioteca»], oltre il diletto e proffitto che se ne ricava da tutte le sue opere lette attentamente, dà motivo di pensare a molte cose per rarità e sublimità peregrine e grandi. Chiudo pregandola a portar i miei ossequiosi saluti al padre Sostegni.»
Ma neppure di questa il Vico ebbe alcuno riscontro, forse perché il signor Clerico o fusse morto o per la vecchiezza avesse rinnonziato alle lettere ed alle corrispondenze letterarie.
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