Appresso, Servio Tullio vi ordinò il censo, con permettere a' giornalieri il dominio bonitario de' campi ch'erano propi de' padri, i quali essi coltivassero per sé, sotto il peso del censo, con l'obbligo di servir loro a propie spese nelle guerre, conforme, di fatto, i plebei ad essi patrizi servirono dentro cotesta finor sognata libertà popolare. La qual legge di Servio Tullio fu la prima legge agraria del mondo, ordinatrice del censo pianta delle repubbliche eroiche, ovvero antichissime aristocrazie di tutte le nazioni.
Dappoi, Giunio Bruto, con la discacciata de' tiranni Tarquini, restituì la romana repubblica a' suoi princìpi, e, con ordinarvi i consoli, quasi due re aristocratici annali (come Cicerone gli appella nelle sue Leggi) invece di uno re a vita, vi riordinò la libertà de' signori da' lor tiranni, non già la libertà del popolo da' signori. Ma, i nobili mal serbando l'agraria di Servio a' plebei, questi si criarono i tribuni della plebe, e gli si fecero giurare dalla nobiltà, i quali difendessero alla plebe tal parte di natural libertà del dominio bonitario de' campi: siccome perciò, disiderando i plebei riportarne da' nobili il dominio civile, i tribuni della plebe cacciarono da Roma Marcio Coriolano, per aver detto ch'i plebei andassero a zappare, cioè che, poiché non eran contenti dell'agraria di Servio Tullio e volevano un'agraria più piena e più ferma, si riducessero a' giornalieri di Romolo. Altrimente, che stolto fasto de' plebei sdegnare l'agricoltura, la quale certamente sappiamo che si recavano ad onore esercitar essi nobili? e per sì lieve cagione accendere sì crudel guerra, che Marcio, per vendicarsi dell'esiglio, era venuto a rovinar Roma, senonsé le pietose lagrime della madre e della moglie l'avessero distolto dall'empia impresa?
| |
Servio Tullio Servio Tullio Giunio Bruto Tarquini Cicerone Leggi Servio Roma Marcio Coriolano Servio Tullio Romolo Marcio Roma
|