Ma restò al senato il sovrano dominio ch'esso aveva sopra i fondi dell'imperio romano, ch'era già passato nel popolo, e per lo senato consulto che chiamavano «ultimo», finché la romana fu repubblica libera, se 'l mantenne con la forza dell'armi; onde, quante volte il popolo ne volle disponere con le leggi agrarie de' Gracchi, tante il senato armò i consoli, i quali dichiararono rubelli ed uccisero i tribuni della plebe che n'erano stati gli autori. Il quale grand'effetto non può altrove reggere che sopra una ragione di feudi sovrani soggetti a maggiore sovranità; la qual ragione ci vien confermata con un luogo di Cicerone in una Catilinaria, dove afferma che Tiberio Gracco con la legge agraria guastava lo stato della repubblica, e che con ragione da Publio Scipione Nasica ne fu ammazzato, per lo diritto dettato nella formola con la qual il consolo armava il popolo contro gli autori di cotal legge: «Qui rempublicam salvam velit consulem sequatur».
XLIV
[Guerra di Taranto, ove s'incomincian a conoscer tra loro i latini co' greci. - Anni del mondo, 3708, di Roma 489 ]
La cui cagione fu ch'i tarantini maltrattarono le navi romane ch'approdavano al loro lido e gli ambasciadori altresì, perché, per dirla con Floro, essi si scusavano che «qui essent aut unde venirent ignorabant». Tanto tra loro, quantunque dentro brievi continenti, si conoscevano i primi popoli!
XLV
[Guerra cartaginese seconda, da cui comincia la storia certa romana a Livio, il qual pur professa non saperne tre massime circostanze.
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Gracchi Cicerone Catilinaria Tiberio Gracco Publio Scipione Nasica Guerra Taranto Roma Floro Guerra Livio
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