XXXVII
Il pił sublime lavoro della poesia č alle cose insensate dare senso e passione, ed č propietą de' fanciulli di prender cose inanimate tra mani e, trastullandosi, favellarvi come se fussero, quelle, persone vive.
Questa degnitą filologico-filosofica ne appruova che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti.
XXXVIII
Č un luogo d'oro di Lattanzio Firmiano quello ove ragiona dell'origini dell'idolatria, dicendo: «Rudes initio homines deos appellarunt sive ob miraculum virtutis (hoc vere putabant rudes adhuc et simplices); sive, ut fieri solet, in admirationem pręsentis potentię; sive ob beneficia, quibus erant ad humanitatem compositi».
XXXIX
La curiositą, propietą connaturale dell'uomo, figliuola dell'ignoranza, che partorisce la scienza, all'aprire che fa della nostra mente la maraviglia, porta questo costume: ch'ove osserva straordinario effetto in natura, come cometa, parelio o stella di mezzodģ, subito domanda che tal cosa voglia dire o significare.
XL
Le streghe, nel tempo stesso che sono ricolme di spaventose superstizioni, sono sommamente fiere ed immani; talché, se bisogna per solennizzare le loro stregonerie, esse uccidono spietatamente e fanno in brani amabilissimi innocenti bambini.
Tutte queste proposizioni, dalla ventesimottava incominciando fin alla trentesimottava, ne scuoprono i princģpi della poesia divina o sia della teologia poetica; dalla trentesimaprima, ne danno i princģpi dell'idolatria; dalla trentesimanona, i princģpi della divinazione; e la quarantesima finalmente ne dą con sanguinose religioni i princģpi de' sagrifizi, che da' primi crudi fierissimi uomini incominciarono con voti e vittime umane.
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Lattanzio Firmiano
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